Un brano del vangelo di questo periodo quaresimale è quello delle tentazioni di Gesù. La parola “tentazione” ci può apparire antiquata, a volte buona solo per pubblicizzare gelati, in realtà dice l’esperienza umana di sentire nel “cuore”, cioè nel profondo della nostra coscienza delle spinte mortifere, di chiusura, che ci dividono dagli altri. Non a caso il termine “diavolo” significa “colui che divide.

Già la tradizione ebraica indicava che nel cuore c’è una spinta alla vita e una spinta alla morte, una spinta alla relazione, all’apertura, e una spinta a una chiusura egoistica su se stessi. La vera “guerra santa” è quella che ciascun credente fa nel cuore (così un mistico mussulmano), per credere alla Vita, e agire di conseguenza, e non credere alla morte e consegnarsi ad essa.


La lotta per l’autenticità è anche lo sforzo di “mettere ordine nella propria vita” sperimentando che c’è sempre un disordine che ci minaccia e che non ci è solo esterno ma parte dal di dentro. Non a caso il racconto del primo capitolo della Genesi parla di una creazione di Dio che fa del “caos” un “cosmo” ordinato, dove è possibile la vita.  Combattere contro queste spinte di morte, tentare di dare a ogni cosa il suo nome, significa riuscire a dare importanza a ciò che è importante e priorità a ciò che realmente fa vivere e colma il cuore.

Così la lotta antidolatrica contro le tre grandi dominanti che sono l’avere, il potere e l’apparire, sono lo sforzo di una gestione dei beni e delle ricchezze, l’uso di qualsiasi potere, che sia al servizio delle relazioni umane e non vengano prima di esse, facendosi magari ricchi e potenti, ma profondamente soli e infelici. L’avaro, per es. è profondamente un infelice, roso e preda della preoccupazione di custodire e far crescere la sua ricchezza e dalla paura che qualcuno gliela possa rubare, così il potente che si crede dio al di sopra degli altri che considera come oggetti, al di sopra delle leggi, che infrange impunemente pensando di non dover rendere mai conto a nessuno delle sue azioni come se la morte non dovesse per lui, a differenza degli altri, arrivare mai.


La lotta contro le tentazioni è una lotta quindi per la vita e che si può intraprendere solo a partire da una speranza. Se non si spera non si lotta più. Per i cristiani la speranza non parte da se stessi ma dall’annuncio e dalla fiducia che c’è stato uno, Gesù di Nazaret , che ha vissuto una vita umana così piena che la morte non ha potuto trattenerla nel suo inferno per sempre.