Molte volte si dimentica che la specificità della vita consacrata è escatologica.

Infatti tutte le linee di forza rappresentano altrettante rinunce reali e radicali, non irradiano nient’altro che l’attesa della venuta del regno, in mezzo e a servizio di un mondo in cui si dimentica volentieri e facilmente che la morte non ha l’ultima parola e che il Padre, il Padre di Gesù e nostro, ci attende affinché risuscitati nel Signore, viviamo per sempre con lui e in lui.

Il più grande servizio che il Signore ci chiede e il migliore servizio che possiamo rendere agli uomini e alle donne del nostro tempo è quello di essere testimoni dell’escatologia, della grande pasqua del Signore.

Vivere senza figli e senza cercare di fare carriera, senza denaro proprio e in costante disponibilità, senza efficacia e senza fecondità, questo non è per condurre un’esistenza triste e cupa o per condannare la vita della gente, ma, al contrario, per compiere la vita umana con questa tensione verso il regno che solo può colmare l’amore umano, che è la nostra sola vera ricchezza.

Là dove i più cedono alla tentazione di tenere lontano il problema della morte, la vita consacrata, nella luce pasquale osa guardarla in faccia e viverla allo scoperto, a servizio della gente.

Peter Hans Kolvenbach